Maria Mehr
Maria Mehr, direttrice del Centro itinerante per la cultura zingara (Zigeunerkulturzentrum), 1991. Foto: Urs Walder, Bildarchiv Radgenossenschaft.

Maria Mehr: una vita in roulotte

Maria Mehr, soprannominata «Fineli», è nata in roulotte, ha vissuto tutta la vita in roulotte e non avrebbe mai immaginato di trasferirsi in un appartamento. Possiede foto dei suoi antenati in un carro coperto in viaggio sulla Axenstrasse. Sono membri delle famiglie Mehr, la scrittrice Mariella Mehr è una cugina, e Kollegger.

Nata nel 1943, non è stata preda della «persecuzione dei vaganti» attuata da Pro Juventute, contrariamente ai suoi due fratelli e sorelle maggiori. In certi periodi è vissuta nascosta nella foresta insieme ai genitori e a due altri fratelli e sorelle, per cui spesso non poteva andare a scuola. «Ci è stata rubata l'istruzione», ha detto una volta.

Quando aveva 17 anni incontrò sulla strada David Burri, un giovane Jenisch di bell’aspetto e spiritoso. Da allora i due sono stati sempre insieme, fino alla morte di lui nel 2010.

Vivevano della attività tradizionali dei nomadi: ceste, impagliatura di sedie, riparazione di ombrelli, vendita di tessuti, commercio di di anticaglie. «Gli Jenisch devono poter fare di tutto», dice Mehr.

Quando all’inizio degli anni ’70 le vittime della persecuzione cominciarono a organizzarsi, erano presenti entrambi. La coppia ha anche partecipato con la loro roulotte alla leggendaria Feckerchilbi del 1985 a Gersau, dove è nata l'idea di occupare il parcheggio del Lido a Lucerna, per attirare l'attenzione della gente sulla mancanza di spazi vitali per i nomadi.

Per un breve periodo suo marito è stato anche vicepresidente della Radgenossenschaft. Poi ciascuno di essi ha seguito la propria strada e fondato insieme ad amici nel 1985 un «Centro itinerante per la cultura zingara». Con un grande tendone girano da allora durante i mesi estivi nella Svizzera tedesca e organizzano «Giornate della cultura zingara». Sono riusciti a ottenere dalle autorità la possibilità di affittare delle aree per alcune settimane di cui possono beneficiare anche altre famiglie nomadi. Cercano allo stesso tempo di far capire il loro stile di vita ai non Jenisch, ad esempio con progetti per le scuole che mostrano grande interesse.

Maria Mehr ha in mano i fili dell’organizzazione: telefona alle autorità, dà informazioni ai visitatori sulla vita jenisch, gestisce le finanze, convince giornalisti a scrivere articoli al riguardo. Esegue inoltre lavori pesanti nel campo: si è occupata ad esempio dei cavalli arabi che per anni l’hanno accompagnato.

La coppia passava i mesi invernali in un’area ad Adliswil messa a disposizione dal 1986 dalla Kantag, l'amministrazione immobiliare del Cantone; là si sentivano trattati bene da un comune tollerante.

Ancora oggi Maria Mehr si guadagna da vivere con l’affilatura di forbici. Per migliorare i guadagni ha inoltre ripreso un'attività già esercitata dai suoi antenati: le predizioni. Ha attrezzato una piccola roulotte come «Astroroulotte», dove legge i tarocchi, pratica la chiromanzia e parla con i clienti del futuro. La polizia le ha già vietato più volte questa attività, ma la Mehr insiste che questo tipo di consulenza fa parte della cultura tradizionale jenisch. E fa notare in privato sul fatto che ovviamente ha già avuto anche poliziotti fra i suoi clienti.

È fiera delle sue origini e scherza a volte: «Non tutti possono diventare Jenisch.»